Edizione Italiana
    Library / Literary Works

    Carlo Michelstaedter

    Alla sorella Paola

    Come le rondinelle anno per anno
    tornano al nido che le vide implumi,
    così l’uomo nel giro dei suoi giorni
    torna e ritorna al pensier della culla.
    Ed ogni anno quel dì rifesteggiando
    che alla fame, alla sete, che al dolore,
    che alla vita mortale l’ha svegliato,
    ogni anno in quel dì si riconforta
    ad amar la sua vita.

    E i parenti che allor nel neonato,
    nella creatura fragile impotente,
    della speranza lor videro il frutto,
    e con pavido amore a lui porgendo
    quanto la vita dona a chi la chiede,
    del suo pianto si fecer velo agli occhi,
    confidando che vesti e nutrimento
    gli potessero far vivere la vita,
    anno per anno poi rinnovellando
    la speranza lontana ed il dolore
    si fanno velo ancora agli occhi stanchi,
    grazie porgendo a lui dell’esser nato,
    perch’ei sia grato a lor della sua vita,
    perchè il muto dolore sia obliato
    e la promessa vana ogni presente.
    Ma l’augurio che ciò ch’ei mai non ebbe
    pur un istante
    promette in lunghi anni luminosi,
    dia la sua luce presa dal futuro
    al giorno natalizio, e l’illusione
    moltiplicando gli finga la fame
    essere un bene e vita sufficiente
    la diuturna morte.
    E baci e doni e la mensa imbandita,
    dolci parole in copia e dolci cose,
    liete promesse e guardi fiduciosi
    faccian chiara la stanza familiare,
    facciano schermo alla notte paurosa...

    Paula, non ti so dir dolci parole,
    cose non so che possan esser care,
    poichè il muto dolore a me ha parlato,
    e m’ha narrato quello che ogni cuore
    soffre e non sa, chè a sè non lo confessa.
    Ed oltre il vetro della chiara stanza
    che le consuete immagini riflette
    vedo l’oscurità pur minacciosa,
    e sostare non posso nel deserto.
    Lasciami andare, Paula, nella notte,
    a crearmi la luce da me stesso,
    lasciami andare oltre il deserto, al mare,
    perch’io ti porti il dono luminoso.
    .... molto più che non credi mi sei cara.


    2 agosto 1910.




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