Edizione Italiana
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    Edmondo De Amicis

    Bontà

    (A un amico).

    I.

    Quella bontà che nel mio cor rinviene
    La bella anima tua fervida e pia
    Non è che un’amorosa cortesia,
    La cortesia dell’anime serene.

    È una bontà che dal voler non viene,
    È un istinto di pace e d’armonìa,
    È una dolcezza che la madre mia
    Mi trasfuse nell’ossa e nelle vene.

    E non è mia virtù, ma mio destino;
    Non merta il nome benedetto e santo
    A cui la fronte reverente inchino;

    Ho l’indulgenza, la dolcezza, il pianto,
    Come ha il trillo gentile il cardellino:
    La mia bontà, diletto amico, è un canto.


    II.

    E chi m’offende con maligna mente
    Non lo sdegno o lo sprezzo o l’odio o l’ira,
    Ma una grande tristezza in cor m’ispira,
    Una grande tristezza solamente.

    E non solo a colui che il fa dolente
    Il cor perdona, e l’amor suo sospira,
    Ma sè stesso condanna e in sè s’adira
    Chè altrui non sa ispirar quello ch’ei sente.

    E le censure acerbe, e il franco e duro
    Disdegno, e i colpi apertamente intesi
    A umiliar l’orgoglio mio, non curo;

    È l’odio freddo che il mio cor deride,
    È l’odio di color che non offesi,
    Questa è l’arma spietata che m’uccide.

    III.

    Oh chi afflisse o ferì l’anima mia,
    O nei begli anni dell’età ridente,
    O nell’età che in lotte aspre e cruente
    La gentilezza del perdono obblía,

    Venga, venga da me, qualunque sia
    La sua fede, il suo nome e la sua mente,
    Venga superbo o triste o sorridente,
    E incontrerà il mio bacio per la via.

    Venga da me in un giorno di dolore,
    Mi troverà una lacrima negli occhi
    Ed un fraterno palpito nel core;

    E stringerò il suo capo sul mio petto
    E gli porrò i miei bimbi sui ginocchi
    E sarà benvenuto e benedetto.

    IV.

    E mi si disse: — Muterai natura
    Sotto il morso crudel dei disinganni;
    L’angelo de’ bei sogni aprirà i vanni,
    Aprirà i vanni coll’età matura.

    Voce bugiarda! È giunta la sventura
    E l’onda amara dei virili affanni;
    Ma sento sempre il cor come a vent’anni
    E il sogno dell’antico angelo dura.

    E cangi il mondo, rimarrò qual sono;
    E vecchio, solo, derelitto, irriso,
    Avrò ancora nell’anima il perdono;

    E fin che non sarò nel cataletto,
    Sulla mia bocca brillerà un sorriso
    E nel mio core fremerà un affetto.




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