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Faustina Maratti
Io mi credea la debil navicella
Io mi credea la debil navicella
Rotta dall’onde e stanca di cammino
Ritrar nel porto che scorgea vicino,
Che troppo corse in questa parte e in quella:
E credea già calmata ogni procella,
E sazio in parte il mio crudel destino,
E che il Ciel più sereno a me il divino
Raggio mostrasse di propizia stella.
Ma da barbaro clima un vento è sorto,
Che mi sospinge a forza in uno scoglio,
Talché il naviglio ahi fia dall’onde assorto!
E sì del vento rio cresce l’orgoglio,
Che la tema di morte in fronte io porto,
Ma pur convien ch’io vada ov’io non voglio.