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Galileo Galilei
L'enimma
AD ANTONIO MALATESTI.
Mostro son’io più strano e più diforme
Che l’Arpía, la Sirena o la Chimera;
Nè in terra, in aria, in acqua è alcuna fiera,
Ch’abbia di membra così varie forme;
Parte a parte non ho che sia conforme,
Più che s’una sia bianca e l’altra nera;
Spesso di cacciator dietro ho una schiera,
Che de’ miei piè van rintracciando l’orme.
Nelle tenebre oscure è il mio soggiorno,
Che se dall’ombre al chiaro lume passo,
Tosto l’alma da me sen fugge, come
Sen fugge il sogno all’apparir del giorno,
E le mie membra disunite lasso,
E l’esser perdo con la vita, e il nome.