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Giovanni Pascoli
Il maniero
Te sovente, o tra boschi arduo maniero
popolai di baroni e di vassalli,
mentre i falchetti udìa squittir su’ gialli
merli e radendo il baluardo nero.
Pei vetri un lume trascorrea leggiero,
e nitrivano fervidi i cavalli:
a uno squillo che uscìa giù dalle valli,
apria le imposte il maggiordomo austero;
e nel fosso stridea la fragorosa
saracinesca. Or tu, canto divino,
sceso con l’ombre nel mio cuor cadenti,
dove sei? Di tramonti, ora, pensosa,
là sur un torvo giogo d’Apennino
qualch’elce nera lo ripete ai venti.
Myricae / Ricordi