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Giuseppe Parini
Alceste
Al medesimo
Ne’ più remoti secoli
Apparver strane cose,
Che poi son favolose
Credute a questa età.
Lascio conversi in alberi
In sassi in fonti in fiumi
E gli uomini ed i numi,
Cose che il vulgo sa.
Sol parlo d’un miracolo,
Ch’or niegan le persone,
Non so se per ragione
O per malignità.
Questo è una donna egregia,
Che per salvar da morte
Uno infermo consorte
Lieta a morir sen va.
Ed ei, da morte libero
E da la moglie insieme,
Odia la vita e geme
E vuol la sua metà.
Fin che un amico intrepido
Per lui sceso a lo inferno,
La toglie al fato eterno;
E intatta a lui la dà.
Alceste, Admeto ed Ercole
A te gentil cantore
Poetico furore
Veggo che inspiran già.
Dunque il bel caso pingine;
E fa de’ prischi tempi
Veri parer gli esempi
D’amore e d’amistà.
Sai che d’Admeto pascere
Febo degnò gli armenti:
Sai che de’ suoi lamenti
Ebbe di poi pietà.
Oh quanto a tai memorie
Avrà diletto! Oh quanto
Dal sublime tuo canto
Rapito penderà!