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Giuseppe Parini
Il bisogno
Al Sig. Wirtz Pretore per la Repubblica Elvetica
Oh tiranno Signore
De’ miseri mortali,
Oh male oh persuasore
Orribile di mali
Bisogno, e che non spezza
Tua indomita fierezza!
Di valli adamantini
Cinge i cor la virtude;
Ma tu gli urti e rovini;
E tutto a te si schiude.
Entri, e i nobili affetti
O strozzi od assoggetti.
Oltre corri, e fremente
Strappi Ragion dal soglio;
E il regno de la mente
Occupi pien d’orgoglio,
E ti poni a sedere
Tiranno del pensiere.
Con le folgori in mano
La legge alto minaccia;
Ma il periglio lontano
Non scolora la faccia
Di chi senza soccorso
Ha il tuo peso sul dorso.
Al misero mortale
Ogni lume s’ammorza:
Ver la scesa del male
Tu lo strascini a forza:
Ei di sè stesso in bando
Va giù precipitando.
Ahi l’infelice allora
I común patti rompe;
Ogni confine ignora;
Ne’ beni altrui prorompe;
Mangia i rapiti pani
Con sanguinose mani.
Ma quali odo lamenti
E stridor di catene;
E ingegnosi strumenti
Veggo d’atroci pene
Là per quegli antri oscuri
Cinti d’orridi muri?
Colà Temide armata
Tien giudizj funesti
Su la turba affannata,
Che tu persuadesti
A romper gli altrui dritti
O padre di delitti.
Meco vieni al cospetto
Del nume che vi siede.
No non avrà dispetto
Che tu v’innoltri il piede.
Da lui con lieto volto
Anco il Bisogno è accolto.
O ministri di Temi
Le spade sospendete:
Da i pulpiti supremi
Quà l’orecchio volgete.
Chi è che pietà niega
Al Bisogno che prega?
Perdon, dic’ei, perdono
Ai miseri cruciati.
Io son l’autore io sono
De’ lor primi peccati.
Sia contro a me diretta
La pubblica vendetta.
Ma quale a tai parole
Giudice si commove?
Qual dell’umana prole
A pietade si move?
Tu WIRTZ uom saggio e giusto
Ne dai l’esempio augusto:
Tu cui sì spesso vinse
Dolor de gl’infelici,
Che il Bisogno sospinse
A por le rapitrici
Mani nell’altrui parte
O per forza o per arte:
E il carcere temuto
Lor lieto spalancasti:
E dando oro ed aiuto,
Generoso insegnasti
Come senza le pene
Il fallo si previene.