Edizione Italiana
    Library / Literary Works

    Guido Gozzano

    Laus Matris

    Laudato sii, mi Domine, cum tucte le criature
    (FRATE SERAFICO: Cantico del sole)

    O figlio, canta anche il tuo alloro!
    Laus vitae - GABRIELE D’ANNUNZIO)


    Laudata sii dal figlio
    che, compiuti vent’anni
    oggi lascia li inganni
    ritorna come giglio.
    Oggi il candor riceve
    sull’anima perduta
    della bianca caduta
    in terra prima neve,
    se la tua mano fina
    sì tenera e sì affranta
    recando l’Ostia Santa
    verso di lui s’inchina.
    Egli che tu ben sai
    per motivo nessuno
    ai ginocchi d’alcuno
    non si prostese mai,
    ai tuoi ginocchi indice
    l’umilicordia e attende
    mentre i labbri protende
    all’ostia redentrice.
    Oggi, lasciati i gaudi
    e i canti del Piacere,
    solleva l’incensiere
    di tutte le sue laudi.
    Laudata per l’amore
    - il solo di sua vita -
    per sua dolce infinita
    pazienza nel dolore.
    Eretta sullo stelo
    o Rosa adamantina
    invitta a la ruina,
    invitta a lo sfacelo,
    la casa il gran valore
    sorregge di sue vene,
    come i solchi trattiene
    la radice di un fiore.
    Più che la laboriosa
    femina dell’Ebreo,
    Madre di Galileo,
    o madre mia dogliosa,
    voglio esaltarti: voglio
    su le tempie che adoro
    recingere l’alloro
    del mio protervo orgoglio.
    Laudata sii. Il greve
    peso dell’esser mio
    nel mese che un iddio
    nasceva su la neve
    tu desti in luce. Forse
    venne l’Annunciatore
    e il bacio del Signore
    anche al tuo labbro porse?
    O sogno! Allora anch’io
    (il supremo che agogno
    sogno è raggiunto. O sogno!)
    son figlio d’un iddio?

    Ho un biasimo solo dal quale
    saprai la mia gioia di vita.
    Perché non mi hai fatto immortale?




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