Edizione Italiana
    Library / Literary Works

    Guido Gozzano

    Primavere romantiche

    Tu parlavi, Mamma: la melodia
    della voce suscitava alla mia mente
    la visione del tuo sogno perduto. Or
    ecco: ho imprigionato il sogno con
    una sottile malia di sillabe e di versi
    e te lo rendo perché tu riviva le
    gioie della giovinezza
    .


    Non turbate il silenzio. Tutto tace
    verso la donna rivestita a lutto:
    la campagna, lo stagno, il cielo, tutto
    illude la dolente... O pace! pace!

    O pace, pace! Poiché nulla spera
    ormai la donna declinante. Invano
    fiorisce di viole il colle e il piano:
    non ritorna per lei la primavera.

    Oh antiche primavere! Oh i suoi vent’anni
    oimè per sempre dileguati. Quanto,
    oh quanto ella ha sofferto e come ha pianto!
    Atroci sono stati i suoi affanni.

    Nulla più spera ormai: però la bella
    timida primavera che sorride
    dilegua la mestizia che la uccide,
    e un sogno antico in lei si rinnovella.

    Non pure ieri il piede ella volgea
    allo stagno che l’isola circonda?
    Ella recava un libro ove la bionda
    reina per il paggio si struggea:

    (avea il volume incisioni rare
    dove il bel paggio con la mano manca
    alla donna offeria la rosa bianca
    e s’inchinava in atto d’adorare).

    O sogni d’altri tempi, o tanto buoni
    sogni d’ingenuità e di candore,
    non sapevate il vuoto e il vostro errore
    o innocenti d’allor decameroni!

    Ella col libro qui venia leggendo
    e a quando a quando in terra s’inchinava
    la mammola, l’anemone, e la flava
    primula prestamente raccogliendo.

    Oh tutto Ella ricorda: le turchine
    rose trapunte della bianca veste,
    la veste bianca in seta, e la celeste
    fascia che le gonfiava il crinoline.

    Poi apriva il cancello, e il ponte stesso
    dove or riposa la persona stanca
    allora trascorreva agile e franca
    né s’indugiava come indugia adesso.

    Poi entrava nell’isola, e furtiva
    in fra il tronco del tremulo e del faggio
    guatava se al boschivo romitaggio
    l’amico del suo sogno conveniva.

    Oh tutto Ella ricorda! Ecco apparire
    l’Amato: giunge al margine del vallo
    dell’acque, e raffrenato il suo cavallo
    il cancello la supplica d’aprire.

    "Non dunque accetta è l’umile dimanda
    del vostro paggio, o bella castellana?
    Combattuto ha per voi; fatto gualdana
    egli ha per voi, magnifica Jolanda."

    Egli disse per gioco. D’un soave
    sorriso ella rispose: assai le piacque
    il madrigale, ed al di là dell’acque,
    sorridendo d’amor, getta la chiave.

    Oh tutto Ella rammemora. Non fu
    ieri? No, non fu ieri. Il lungo affanno
    ella dunque già scorda? O atroce inganno
    quel dolce aprile non verrà mai più...

    Non turbate il silenzio. Tutto tace
    verso la donna rivestita a lutto,
    la campagna, lo stagno, il cielo, tutto
    illude la dolente... O pace, pace!




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