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Iacopo Vittorelli
Per Monaca
Sonetto composto in nome di un Genitore, a cui era morta poco innanzi una figlia appena maritala; e diretto al Genitore della sacra Sposa.
DI due vaghe donzelle, oneste, accorte
Lieti e miseri padri il ciel ne feo,
Il ciel, che degne di più nobil sorte
L’una e l’altra veggendo, ambe chiedeo.
La mia fu tolta da veloce morte
A le fumanti tede d’imeneo:
La tua, Francesco, in suggellate porte
Eterna prigioniera or si rendeo.
Ma tu almeno potrai da la gelosa
Irremeabil soglia, ove s’asconde,
La sua tenera udir voce pietosa.
Io verso un fiume d’amarissim’onde,
Corro a quel marmo, in cui la figlia or posa,
Batto, e ribatto, ma nessun risponde.