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Iacopo Vittorelli
Tu, che le risa improvvide e lo scoppio
SONETTO XIV.
Al Nobil Uomo Ferdinando Toderini mandandogli nell'ultimo giorno di carnovale alcuni versi della contessa Alaria ed un libro del conte abate Roberti.
Tu, che le risa improvvide e lo scoppio
Fuggi del Baccanal che assorda l'aria,
E nella cameretta solitaria
Bevi tranquillo il filosofic'oppio;
Queste, che ad aureo volumetto accoppio
Rime, o Fernando, d'armonia sì varia,
Che la vezzosa innamorata Alaria
Piangendo meditò sul colle doppio;
Ricevi, amico: e se pietà conforme
Darle non sai, perdona a quella smania
Che di ragion la traviò dall'orme.
Non viene Amor per tenderti la pania,
Ma perchè gode che in discrete forme
Uno Stoico gentil lo chiami insania.