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Iginio Ugo Tarchetti
Nel dí de' morti
Il morire è nulla: è il non vivere
che riesce orribile
V. HUGO
I
Suonano a festa: olezzan di viole
Le morte zolle e si rallegra la terra;
Cantano gli augelli, sfogliansi le aiuole...
Tacciono i morti e dormono sotterra.
Inverno riede; Autunno, come suole,
L’ultime gemme dei fiori disserra,
Ronzano insetti e volteggiano al sole...
Tacciono i morti e dormono sotterra.
Dormono stesi, immobili, stecchiti
Nell’umido, che stilla entro la fossa,
Col lenzuol roso e co’ stinchi imbianchiti.
O padre mio, una voce mi dice
E mi suona nell’anima commossa
Che tu sei morto e non fosti felice!
II
Che felice non fosti! È questo ingrato
Rimembrar che la mia vita addolora,
È il rimembrar che de’ tuoi cari il fato
Non allietò la tua fredda dimora;
Ma dimmi, per le lacrime, che dato
Mi fia versar su la tua fossa ancora,
D’un’altra vita, in forme altri rinato,
Vedesti o vedi una più lieta aurora?
Dimmi: pel duolo ond’è l’anima oppressa
Per il negro avvenir, che m’impaura,
È una mercede alla virtú concessa?
Ma tutto è muto! - Il sol dall’alto sferra
Gli ultimi raggi, e sorride natura...
Tacciono i morti e dormono sotterra.