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Ippolito Nievo
Sulla terrazza del Castello di Colloredo
Le rose olezzano al sole, e spingono
dei loro esili rami il flessibile
intrico a cingere il sedil rustico
di fresca ombra propizio.
Siedi ed ascoltami, amico. Vadano
sperse pel cerulo aere e dileguino
le cure. Bromio a noi del calice
deve indarno sorridere?
Certo di Massico non è o di Cecubo,
che il buon Orazio innebriavano
de’ lor soavissimi profumi, prodiga
la cantina domestica;
però anche il tonico succo dei grappoli
paesani è balsamo grato allo stomaco,
e contro i torbidi fumi dell’animo
sicurissimo antidoto.
Ascolta, rapide, rapide volano
le ore e non tornano; imprevedibili,
o amico, volgono gli eventi e compionsi
fatali, irreparabili.
Lungi le trepide cure. Il fuggevole
attimo colgasi di gioia. Stolido
è chi la misera vita più misera
rende con vane imagini.
Vedi, ora sfolgora il sole, svariano
sui colli i pampini, che di vendemmia
nova son carichi, sussurran zeffiri
tra i fiori in cielo salgono
ebbre le allodole di luce, e cantano.
Amico ascoltami, l’ora è propizia,
bevi, dal calice, eterno giovane,
a noi sorride Bromio.
Canti del Friuli