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Ippolito Nievo
Una scrittura di maschere pel Carnovalone
Caro Signor Arsenico!
Sono in male acque! Ohimè, è la prima volta che questa verità ha il coraggio di sgorgarmi dalla penna. Fino ad ora era costretto a far buon viso alla Provvidenza per necessità del mestiero. Adesso non è piú tempo da commedia. La Provvidenza, la santa e immutabile Provvidenza, si fa gallicana anche lei. Ohimè, signor Arsenico, io son rovinato!
Fino a ieri l’Univers era il palladio della fede e dell'autorità religiosa, fino a ieri io sperava ancora che colle sue pagine avrei preservato l'universo dalla cancrena dell'eresia, come si fa colla carta sughera degli aranci di Messina. Per questo appunto al mio giornale avea posto nome l’Univers. Ora anche quella lusinga se n'è andata. Altissimo Dio, arbitro imperscrutabile del destino degli uomini, sia fatta la tua volontà!
Mi rimane peraltro la speranza di poterla rispettosamente riconciliar colla mia: oh la speranza, la fede e anche la carità non abbandonano mai le anime veramente devote!
Il Moniteur mi ha ammazzato; vediamo, caro signor Arsenico, se colla a grazia di Dio non si potesse risuscitare! Voi che amate gli ingegni grandi, le imprese temerarie e soprannaturali dovete aiutarmi in questa ricerca. Se avete dei buoni consigli ed avete dei mandati postali da spedirmi a nome vostro e dei devoti milanesi, vi prego ad inviarmeli franchi di porto a Parigi, contrada della Maddalena N. 8.
Vi includo la benedizione di monsignor Dupanloup corroborata dalle mie fraterne intercessioni.
Tutto vostro Veuillot
anima immortale del defunto
Univers
Questa lettera la ricevetti quattro giorni sono. Notate che nell'interesse dell'Uomo di Pietra lo aveva annodato delle perfide relazioni coll'Illustre capo del biscottinismo francese. Prevedeva che nell'ora del pericolo sarebbe caduto nella rete, e avea voluto prevalermene.
Mi sfregolai le mani per la buona fortuna, risi allegramente e, permettendomelo la stagione, ballai una polketta di ringraziamento alla sorte. Indi, richiamando tutte le serafiche memorie degli esercizii spirituali subíti in collegio, m'affrettai a rispondere:
Beatissimo Padre Veuillot!
I vostri sospiri di desolazione commossero il mio spirito; e l'anima mia si fece aderente al pavimento.
L’Univers è caduto, e l'universo è ancora in piedi! Il beatissimo Veuillot si raccomanda alla carità dei milanesi e monsignor Dupanloup ci anticipa le sue benedizioni. Cosa abbiamo noi fatto per meritare un cumulo sí tremendo di afflizioni e un balsamo cosí inopinato di conforti celestiali!?...
Caro signor Veuillot, voi dite benissimo. E Univers è morto ma può risuscitare; e se la vostra volontà riesce a tanto, gli è segno che anche la volontà del Dio degli eserciti tiene dalla nostra.
Vi esorto adunque e vi consiglio a tentare il miracolo. Nella storia ecclesiastica abbiamo moltissimi casi di morti risuscitati sia coll'imposizion delle mani sia coll'insuffiazione.
Soffiate Soffiate, caro signor Veuillot; e il cielo vi aiuterà.
I milanesi vi assicurano per mio mezzo che soffieranno anch'essi; e vedremo, siatene sicuro, qualche segno manifesto della mano divina.
Quanto ai mandati postali noi siamo troppo pieni di fede per degnarci di spedienti cosí terreni. Soffiate soffiate, caro signor Veuillot: fate soffiare anche monsignor Dupanloup!
Bisognerebbe che l’Univers fosse tre volte piú minchione di Lazzaro Per resistere. Siatene sicuro che risusciterà.
Bacio a voi la mano e l'anello a monsignore, e mi dichiaro colla fede piú profonda nella risurrezione dell’Univers
il vostro umile fratello
ARSENICO
Bontà di Dio! Fu la Posta o furono le ali d'un angelo che s'incaricarono di portar la mia lettera al suo destino?... Dopo sole trentasei ore io riceveva un dispaccio telegrafico cosí concepito...
Ho soffiato, soffio ancora, soffiamo tutti. L'univers non risuscita. È colpa del prefetto di polizia che ha guastato l'aria di Parigi e l'ha resa incompatibile con un tale miracolo. Io propendo per ricorrere al mezzi terreni. Trasportandoci a Brusselles o a Colonia forse l'aria sarebbe piú propizia. Ho una fervorosissima volontà di vedere qualche mandato postale.
Firmato: VEUILLOT
L'occasione era buona; non c'era tempo da perdere. Si trattava di aver a Milano il carro trionfale dell’Univers pel prossimo Carnovalone. Risposi dunque con un energico dispaccio che ho l'orgoglio di qui riferire come esempio di straordinaria eloquenza combinata colla piú scrupolosa economia:
Milano attende ansiosamente Veuillot-Univers e Compagnia con tonache, cappelloni, ec. ec. Panna e panettone vi faranno risuscitare. Venite.
Dopo questo appello tutto unto di affettuosa veemenza il signor Veuillot ha troppo poco buon senso per non rimanerne abbagliato. Io spero fondatamente ch'egli ed i suoi compagni daranno a Milano la preferenza sopra Brusselles, sopra Colonia, e sopra quante altre città potessero scegliere per trapiantarvi la loro baracca.
Pel prossimo Carnovalone annunzio senz'alcun dubbio al buoni ambrosiani l'entrata in città per la barriera di Porta Orientale dell’Univers con tutta la sua reverendissima mascherata, compreso monsignor Dupanloup.
Come primo autore di questo fausto avvenimento io potrei pretendere una croce di san Maurizio per ogni facciata del mio individuo. La modestia mi costringe invece- ad accontentarmi del diritto di proporre un programma per quella solennità.
Prima di tutto tre dei piú brillanti monsignori del nostro Capitolo andranno incontro alla Reverendissima Mascherata fino alla stazione di Magenta, ove udranno con somma compunzione un discorso del capo di essa, il signor Veuillot, sopra lo sbaglio commesso dalla Provvidenza nel concedere la vittoria della battaglia colà combattuta alle truppe francesi; il tutto senza detrarre all'infinita bontà e sapienza di Dio.
Giunto il corteggio alla porta della città, gli sarà offerto sopra un bacile un biscottino ammuffito, ultimo rappresentante della defunta redazione della Bilancia; e fra le ovazioni, i fischi e le urlate di tutti i buoni cristiani s'avanzerà poi verso la Piazza del Duomo.
Là il beatissimo padre Veuillot e Compagnia saranno molto meravigliati di essere invitati a salire fino a' piedi della Madonna, donde verranno loro mostrate alcune migliaia di santi di pietra, dei quali se imitarono l'ostinazione e il buonsenso, essi non seppero emulare né la durevolezza né l'immobilità.
Quella vista strapperà loro dagli occhi lagrime di sangue; ma piangeranno molto piú amaramente, quando gettando uno sguardo chiaroveggente sopra Milano, vedranno l'antica città del biscottino tramutata in un focolare di rivoluzionarii e di eretici de' quali nessuno si è messo a cuore la sorte dell'arcivescovo Ballerino, né il poter temporale del papa; e tutti pensano invece a ristringere il papa nel Vaticano, gli Austriaci oltre l'Isonzo.
Contro a tanta umanità di scismatici, che sono mai due o tre vecchie bigotte aristocratiche che offrirebbero ai Reverendissimi il cattolicismo del loro seno grinzoso?
Ohimè! Veuillot e Compagni in un eccesso di zelo sublime vorrebbero gettarsi dalla guglia del Duomo. Ma la paura di farsi male e di andare all'Inferno li persuade di discender per la scala.
In piazza trovano i rappresentanti del giornalismo milanese ai quali è riserbata l'ultima parte della festa. Il Pungolo prima di tutti leggerà loro la vita, l'Uomo di Pietra li contraffarà con grandi applausi della folla, la Cicala li assorderà colle sue cicalate, il Momento colle sue duplici iperboli, la Gazzetta Musicale colle cabalette di Verdi, la Lombardia li assalirà di interrogazioni, d'interpellanze e di recriminazioni, la Gazzetta di Milano ricorderà nella miseria i loro tempi felici, la Perseveranza li annoierà usque ad mortem.
E dopo ciò se non saranno morti lo m'impegno di salvare la Reverendissima Mascherata dal giusto furore e dall'indignazione del popolo ricoverandola, com'è di diritto, metà alla Senavra e metà al Pio Luogo Trivulzio.
E là finiranno i loro giorni questi ultimi rappresentanti dell'arco acuto nell'ordine intellettuale.
Sic transit gloria mundi.
ARSENICO
1860