Edizione Italiana
    Library / Literary Works

    Lorenzo de' Medici

    Canzona degl'innestatori

    Donne, noi siam maestri d’innestare;
    in ogni modo lo sappiam ben fare.

    Se volete imparar questa nostr’arte,
    noi ve la mostreremo a parte a parte,
    e’ non bisogna molti studi o carte:
    le cose naturali ognun sa fare.

    L’arbor che innesti fa’ sia giovinetto,
    tenero, lungo, sanza nodi, schietto;
    dilicato di buccia, bello e netto,
    quando comincia a muovere e gittare.

    Segalo poi e fa’ pel mezzo un fesso:
    la marza in ordin sia un terzo o presso;
    stretto quanto tu pòi ve lo arai messo,
    purché la buccia non facci scoppiare.

    Così quanto si può dentro si pigne,
    con un buon salcio poi si lega e cigne,
    e l’una buccia con l’altra si strigne,
    così gli umor’ si posson mescolare.

    Sanza fender ancor fassi e s’appicca:
    con man la buccia gentilmente spicca
    senza intaccarla, e poi la marza ficca;
    tra buccia e buccia strigni e lascia fare.

    Per quando piove molto ben si fascia;
    così fasciato, qualche dì si lascia:
    chi lo sfasciassi allora e’ non c’è grascia,
    che non facessi la marza sdegnare.

    Chi vuol buon olio ancor gli ulivi innesti;
    e mele e fichi fansi grossi e presti:
    veggo che ’l modo intender voi vorresti;
    ma voi il sapete, e fateci parlare.

    Di questo modo si fa grande stima:
    togli un tondo cotal forato in cima,
    un ferro da stampare, e spicca prima
    la buccia intorno dove l’occhio appare.

    Spicco quell’occhio e presto lo conduco,
    ov’io ho preparato prima un buco,
    che men d’un grosso un po’ la buccia sdruco;
    mettivel drento: e’ suol rammarginare.

    Convien con diligenzia ivi si metta:
    guasta ogni cosa spesso chi fa in fretta;
    rïesce meglio chi ’l suo tempo aspetta;
    quando ’gli è in succhio e dolce, è miglior fare.

    Noi crediamo oramai che voi sappiate
    l’innestare a bucciuolo e quel del frate,
    che ne fa tutto l’anno verno e state:
    puossi ogni pianta, e pèsche anche innestare.

    L’arbor, ch’è prima salvatico e strano,
    innestandol si fa di mano in mano
    più bello e più gentil, né viene invano,
    ma vedete be’ frutti che suol fare.

    Donne, noi v’invitiamo a innestar tutte,
    se non piove e se van le cose asciutte;
    e, se volete pèsche od altre frutte,
    noi siamo in punto e ve ne possiam dare.


    Canti carnascialeschi




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