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Ludovico Savioli
Il Mattino
Già col meriggio accelera
L’ora compagna il piede,
E già l’incalza, e stimola
Nova, che a lei succede.
Entra la luce, e rapida
Empie le stanze intorno:
Il pigro sonno involisi,
Apri i begli occhi al giorno.
Cinese tazza eserciti
Beata il suo costume,
E il roseo labbro oscurino
Le Americane spume.
S’erge segreto un Tempio
Dell’ampie coltri a lato:
Là tue bellezze aspettano
Il sacrifizio usato.
Vieni. Sia fausta Venere,
Gli uffizj Amor comparta,
Le Grazie in piedi assistano,
Tu sederai la quarta.
Forse al fissar sollecita
Nel chiaro specchio il volto
Ti parrà meno amabile
Sol perché men fia colto.
Pur se dal tuo giudizio
Dissento, il porta in pace:
Negletto, e senza studio
Più il viso tuo mi piace.
Tal da’ superbi talami
Dell’ampia reggia Achea
Sciolta dal caro Pelope
Ippodamía sorgea.
Tal dallo speco Emonio,
Ove a Peleo soggiacque,
Madre tornò del Tessalo
L’azzurra Dea dell’acque.
Ma già tuo dolce imperio
La fida ancella invita;
Ella s’appressa, e all’opera
Stende la destra ardita.
Già dal notturno carcere
I crini aurei sprigiona,
Ed all’eburneo pettine
Gl’indocili abbandona.
Segui, o fra quante furono
Illustri ancelle esperta:
Felice te! la grazia
Della tua donna è certa.
Te nulla turbi, e rigido
Guardi silenzio il loco;
Solo garrisca l’Indico
Verde amator del croco.
Oh quante volte il Frigio,
Caro alla Greca altera,
Tacque, e con lui di Priamo
Tacque la reggia intera!
Ella frattanto ornavasi
Pari all’eterne Dive;
E il caldo ferro Iliaco
Torcea le chiome Argive.
Arser d’amara invidia
Poi le Dardanie spose:
Arse d’amor Deifobo,
Ma ’l foco incesto ascose.
M’inganno? o ’l sacrifizio
Il chiesto fine or tocca,
Né ancor il Sol coi fervidi
Cavalli in mar trabocca?
Grazie agli Dei! Sfavillano
Le gemme oltre l’avviso,
I rosei panni accrescono
Bellezza al caro viso.
Altri color non ornano
La giovinetta Aurora,
Quando Titon scordandosi,
L’oscuro ciel colora.
Tutto è compiuto. Or libero
Rimanga ai voti il luogo:
Voi che qui i fati guidano
Offrite il collo al giogo.