Library / Literary Works |
Mario Rapisardi
Alle lucciole
Qualor pensoso al tardo
Raggio degli astri incerti,
Fra questi olmi deserti
Al vostro lume io guardo,
Al bujo orrido, immenso
E a nostra sorte io penso.
Chi sa? Forse dell’erbe,
A cui movete in giro.
Far credete un empirò.
O picciole superbe,
Spaziando auree e belle
Ad emular le stelle.
Chi sa? Simili a voi
Forse non siam? Non siamo
Tutti, gorilla o Adamo,
Codarde anime o eroi,
Fuggevoli faville,
Che morte spegne a mille?
Come iridate bolle,
Che dal veron sublime
Il fanciullino esprime,
Tal noi su queste zolle
Lancia per suo trastullo
Dio, l’eterno fanciullo.
Lieti del fatuo raggio
Ch’abbiamo entro il pensiero,
Pel mare ampio del vero
Crediam muover viaggio;
Ma ognun s’agita e culla
Nel mar del proprio nulla.
O lucciolette, io, quando
Siccome gemme alate
Pel bruno aer volate,
All’esser mio pensando
E al baglior vostro infido,
Pianger vorrei, ma rido.
Le Ricordanze