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Silvio Pellico
Santa Filomena
Laudate Dominum in sanctis ejus.
(Ps. 50. 1).
Vidi sembianti di disdegno accesi,
Quando dapprima infra devoti cuori
Nome sonar di Filomena intesi:
E chiesta la cagion di tai rancori,
Udii fremiti alzar, che così poco
L’unico Ver, l’unico Iddio s’onori!
« Perchè, gridavan con alterno foco,
Perchè non al Signor dell’Universo,
Ma a novelli suoi santi ognor dar loco?
» Culto quest’è risibile e perverso!
Secoli di barbarie lo foggiaro!
Distruggerlo omai dee secol più terso! »
De’ corrucciati al querelarsi amaro
Applaudiron taluni, ed applaudendo
Senno svolger sublime essi agognaro.
Io non capii qual fosse lo stupendo
Argomentar di quegl’ingegni acuti,
E meditai, nè tuttodì il comprendo.
Alla luce del Bel mi sembran muti,
Se stiman colpa o ignobiltà un amore
Portato a petti in santità vissuti.
Nè so perchè sia di barbarie errore
L’aver per sacre l’ossa di que’ forti,
Che a noi lasciàr d’alta virtù splendore;
Nè scorgo quale al nostro secol porti
La Chiesa oltraggio, quando ancor favelli
D’egregi estinti, e ad imitarli esorti;
E n’esorti a pensar che vivon quelli
Non senza possa al Re del Cielo amici
E lor pietate ad invocar ne appelli.
A te, Religïon, credo che il dici,
Ma se tacessi, anco ragione il grida:
Anzi al Giusto si curvin le cervici!
Io così sento, e quindi appien m’affida
Ogni defunto sugli altari alzato,
Bench’altri al volgo me pareggi, e rida.
E m’affida ogni tumulo illustrato
Da indubitati segni, in cui ravviso
Ch’ivi hann’ossa di martir riposato.
Chè, se storia pur manca onde provviso
Venga al desìo dei posteri, a me basta
Nome d’ignoto assunto in paradiso.
Il caro nome tuo solo sovrasta
Evidente alla terra, o Filomena,
Ma indarno inclito onor ti si contrasta.
Parla il tuo avello, e d’alta grazia è piena
L’ampolla di quel sangue che spargesti
Per Gesù, in chi sa qual crudele arena!
Sensi di fè, d’amor si son ridesti
In color cui tue spoglie e il venerando
Tuo dolce impero il Cielo ha manifesti.
Sensi di fè e d’amore, e donde e quando
Cessaron d’esser palpiti gentili,
Che a bassi affetti inducono a dar bando?
Ah no! Color che ad una Santa umìli
Porgono omaggio, memori ch’è santa,
Pronti non sono ad opre e pensier vili!
Nel memorar somme virtudi, oh quanta
Riconoscenza per quel Dio si sente
Che alzò i mortali a dignità cotanta!
Il tuo sepolcro a questi dì presente
Ne dice, Filomena, alti dolori
Pel vero sostenuti arditamente.
Nè discreder possiam che tu avvalori
Di quei la prece che, a te innanzi proni,
D’aver simile al tuo chieggon lor cuori.
Nè mi prende stupor se forse a’ buoni
Sembrò in lor sante visïoni udirti,
E imparar di tua morte le cagioni,
E se degnando alle lor brame aprirti,
Ottenesti da Dio che in premio a fede
S’annoverasser fra i più eccelsi Spirti.
Infelice quel torbo occhio che vede
Ne’ culti nostri amanti e generosi
Frode o stoltezza, e accorto indi si crede!
Alma beata, impetra che siam osi
D’amarti e benedirti infra gli scherni
Degl’intelletti freddi e burbanzosi.
Ispirane il desìo de’ lochi eterni,
E anco i nemici tuoi vinci ed ispira!
Chiedi al Signor che tutti noi governi
Luce di carità, non luce d’ira!