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Vincenzo da Filicaja
Italia, Italia, o tu cui feo la sorte
Italia, Italia, o tu cui feo la sorte
Dono infelice di bellezza, ond' hai
Funesta dote d'infiniti guai
Che in fronte scritti per gran doglia porte;
Deh fossi tu men bella, o almen più forte,
Onde assai più ti paventasse, o assai
T'amasse men chi del tuo bello ai rai
Par che si strugga, e pur ti sfida a morte!
Che or giù dall'Alpi non vedrei torrenti
Scender d'armati, né di sangue tinta
Bever l'onda del Po gallici armenti;
Né te vedrei, del non tuo ferro cinta,
Pugnar col braccio di straniere genti,
Per servir sempre o vincitrice o vinta.